lunedì 23 aprile 2018

Paragliding World Cup 2018 - Brasile - Task 7

Ultimo giorno di gara.
Si chiude questa seconda tappa del circuito di coppa del mondo con una task che ha ribadito, se ce ne fosse bisogno, il talento di un veterano quale Marco Littamè a cui spetta il resoconto di task che lo ha visto vincitore e della competizione con l'Italia che chiude al terzo postocon i nostri cinque moschettieri, che chiude al terzo posto dietro rappresentative molto più ben nutrite in termini numerici di piloti.

"L’ultima task che ci propone il commitee è di 80 km, con start e prima boa alle spalle del decollo, si torna al famoso cratere dopo Baixo e ultima boa a 7 km dal decollo, goal all’aviosuperficie fuori paese.
Le previsioni meteo indicano termica debole con valori intorno a 1-1,5m/s e possibilità di copertura alta 80/100%!
Un patito del cross-country non andrebbe nemmeno in decollo, un garista in queste situazioni si esalta.
Diversamente dal solito decido di partire subito, c’è la possibilità di fare lo start con un certo vantaggio portandosi più a Est ma mi accorgo immediatamente di non essere il solo ad aver avuto questa idea. Ci troveremo tutti li all’ora stabilita come fosse un appuntamento. Inoltre la prima termica è un corposo 5m/s che mi fa rimpiangere aver scaricato un po’ di zavorra.
Il primo tratto di gara è molto veloce, si spinge forte sul costone che in parte porta e in parte regala termiche di sottovento che qualcuno si ferma a girare.
Il gruppo si sgrana per l’iniziativa dei più audaci ma come uno stormo di uccelli si ricompone di volta in volta alla termica successiva. Giunti in prossimità del decollo un gruppetto sceglie di proseguire lungo il costone mentre altri si fermano a far quota e puntano in pianura. Ci si ritrova inevitabilmente tutti insieme a girare l’ultima termica prima di attraversare il fiume. Nel frattempo la copertura è arrivata puntuale come un orologio svizzero proprio mentre c’è da attraversare la piana verso il cratere (almeno un dato le previsioni lo hanno azzeccato). Il gruppo segue in modalità trenino un pilota che con coraggio aveva attraversato il fiume con poca quota e che ora sembra salire. Io decido di puntare più a Ovest un cumulo di sottovento e riconosco sotto di me due piloti brasiliani che hanno avuto la mia stessa idea. Mi trovo a girare un bel 2m/s che mi porta a base cumulo e nel frattempo ho modo di constatare che il gruppo sale più lentamente.
Ho 1450m di quota, sono solo, il gruppo poco dietro, ombra totale sulla mia rotta, 40 km da volare in condizioni difficili e ovviamente faccio il contrario di ciò che insegna il manuale del bravo garista: parto verso la boa.
Non spingo, ogni metro in queste condizioni è prezioso e mi è già successo in Brasile che un’improvvisa copertura spenga subito le condizioni ma poi, quasi per magia l’attività termica riprenda a funzionare in modalità debole e morbida, direi ovattata.
Punto un cumulo appollaiato sopra la cima più alta di una cresta che avvolge il cratere, il variometro singhiozza qualche bip ma una volta sotto, la sua forma non lascia dubbi, il cumulo si sta dissolvendo. Proseguo e a 700m dalla boa, in una conchetta disegnata ad hoc per formare una termica mi trovo finalmente a girare un metro discontinuo. Ho tempo di rifiatare e monitorare il campo di gara:due piloti hanno staccato il gruppo, mi hanno visto e puntano verso di me,scorgo molti puntini colorati a circa 5km.
Con un rapido calcolo deduco che posso tranquillamente andare a fare la boa e tornare sulla termica che nel frattempo i due inseguitori mi avranno gentilmente centrato. Non a caso al Liceo avevo 4 in matematica, sbaglio di conto e arrivo per primo in termica, la centro e io aiuto loro a capire dove girare. Vedo il gruppo salire ad inizio cresta dove il cumulo di prima si era dissolto sopra la mia testa.
Non c’è un solo core, salgono a diverse quote e questo mi convince a lasciare l’ascendenza  che nel frattempo si è fatta molto debole.
Quando gli arrivo sotto una sessantina di piloti si sfila sopra di me come un foular di seta ridando al cielo il suo colore naturale. La centro subito, una debole componente di vento da est provoca un paio di gomiti, ma intuisco la direzione e faccio base aiutato da un pilota ritardatario. Ho una piana di circa 6km da attraversare, non un raggio di sole e gli unici cumuli ai quali non riesco a dare un’identità si trovano sulla cittadina di Baixo, normalmente zona di generosa attività termica. La bullet sotto il mio piede destro chiede giustizia ma può aspettare tempi migliori, attraverso la piana a velocità di trimm sperando in qualche miracolo che ovviamente non avviene.
Punto controvento il cumulo più scuro sopra le case ma l’aria è morta, nessuna variazione di velocità,nessun movimento. Di urubù, i simpatici avvoltoi che a centinaia volteggiano normalmente sopra la città in cerca di cibo, nemmeno l’ombra, bruttissimo indizio.
Viro di 90 gradi, mi metto a favore di vento e prego.
Mi ritrovo dopo un paio di km in un dolcissimo 0,1m/s accompagnato dal profumo di churrasco che mi permette quantomeno di sopravvivere. E’ l’unica goccia nel deserto e me ne nutro fino in fondo: cerco il bordo della termica, lascio ‘volare’ la vela, non trovo il core e il responso è solo uno: la termica sta finendo.
Ho comunque il tempo di constatare che i due inseguitori hanno commesso un grosso errore prendendo strade completamente diverse e dimezzando così la loro potenzialità, abbozzo un timido sorriso.
Sono ad un bivio:li aspetto o vado?
Ho il terrore di veder sbucare all’improvviso il gruppone, 50/60 piloti insieme che, se lavorano bene, possono essere molto veloci.
Il manuale del buon garista lo leggo la prossima volta e plano verso la boa rimanendo in mezzo alla valletta delimitata da collinette verdi con mucche al pascolo, preferisco avere più quota a disposizione.
Mi dico: se vinco questa gara mi mangio un urubù, e dopo pochi secondi 4/5 puntini neri disegnano cerchi magici e disordinati a un kilometro di distanza. Li saluto con la mano e per rispetto giro nella loro stessa direzione, lo strumento mi indica 14:1 di efficienza richiesta al goal. Quando se ne vanno soffro di una momentanea e improvvisa solitudine.
Vado a far la boa e tornando vedo le vele dei due piloti inseguitori girare qualcosa sulle collinette. Li ho due km a Nord Ovest e decido di andare dritto verso il goal, se non trovo nulla posso eventualmente ripiegare sopra di loro.
Non faccio in tempo a gioire per aver tagliato la ESS  con il mio vecchio Flymaster che indica +150m sopra il goal e vedo una vela color arancio fare una vite sopra l’avvio superficie : "ma dove mi ha passato?" Scoprirò poi essere un pilota fuori gara.
In atterraggio mi accoglie una folla festante, incredibile, i bambini vengono a farsi la foto neanche fossi Pelé.
Quando sento la dolcezza del loro ‘por favor’ mi commuovo, penso ai miei 2 nanerottoli così distanti e faccio il pieno di umanità.
Dopo qualche minuto scopro l’identità dei miei avversari: Maleki e il francese Polain.
Il gruppo arriva a circa 15 minuti e tra i primi ci sono anche Federico, Alberto e Denis, paraben !(molto bene,in brasiliano).
Lascio il Brasile con una delle più belle task della mia vita,giusto mix di materia grigia, fortuna e poca speed.
Alla premiazione viene comunicato che Baixo sarà sede della prossima superfinale che si disputerà a febbraio e tutti i piloti applaudono felicissimi per la notizia.

PS: Ho chiesto al ristorante un urubù arrosto ma non era presente nel menu e così a malincuore mi è toccato ripiegare sulll’ennesimo squisito açaí!

Alla prossima.
Boa Tarde
Marco

PS 2: se qualcuno di voi ha bisogno di ceretta,unghie o di scolorire i capelli a Baixo Guandu chiedete di Allison, vi piacerà moltissimo.

Titoli di coda per la seconda tappa di PWC, svoltasi a Baixo Guandu, Brasile.
Al termine di cinque task, migliore degli italiani Alberto Vitale, quinto assoluto a pochissimi punti dal podio, che si conferma (qualora ce ne fosse bisogno) finissimo calcolatore ed abile stratega; quindicesimo Denis Soverini che torna a casa con la qualificazione per la superfinale volando con preparazione, intelligenza e capacità di competere con i più forti; un po’ dietro Federico Nevastro che si riscatta nel finale di gara dopo una partenza sottotono; infine Giuliano Minutella, brasiliano di adozione che saprà sicuramente far tesoro degli errori commessi.
Per quanto mi (Marco Littamè) riguarda sono fuori dai piani alti della classifica pagando a caro prezzo gli errori infantili in due task sciagurate, ai quali cercherò  di dare una risposta.

Classifiche, foto e video della competizione a questo link.

Nessun commento:

Posta un commento