lunedì 27 gennaio 2014

PWC Superfinal 2013: Conclusioni

Tornando verso l’Europa, cerchiamo di fare il punto su quello che è stato questo evento.
Iniziando con un doveroso tributo alla organizzazione: nessuno credo avrebbe potuto immaginare che fosse possibile mettere in piedi una Superfinale di Coppa del Mondo in un altro luogo dopo l’alluvione di Baixo Guandu; tutti eravamo pronti al peggio, ma chi ha partecipato non ha avuto per un solo istante la percezione di un evento costruito in meno di 10 (dieci) giorni. La prefettura ha sicuramente dato un enorme supporto ma i ragazzi hanno creato dal nulla qualcosa di incredibile: trasporti e recuperi perfetti, cerimonie di inaugurazione e chiusura in grande stile, tanti appuntamenti serali per i piloti e gli accompagnatori, tutto il paese coinvolto e partecipe, media da tutto il Brasile presenti in decollo e alle premiazioni. Se per un attimo facciamo mente locale e pensiamo ad alcuni eventi organizzati in Italia con mesi e mesi di tempo a disposizione, l’imbarazzo e lo sconforto cresce come anche la riconoscenza a questi ragazzi che ci hanno permesso di passare 15 giorni speciali.
La meteo, bisogna dirlo, ha partecipato in maniera pesante al successo della Superfinale: 9 task valide sulle 10 giornate disponibili, dieci giorni di volo, un solo giorno di pioggia coinciso con il rest day, condizioni che sono spaziate da primaverili con termiche forti e basi alte, alle classiche brasiliane, deboli e variabili senza quote; questo ha permesso di avere prove di ogni tipo, superveloci a tutta dall’inizio alla fine, brevi ma complesse da leggere e da ragionare; lunghe ma poco tecniche, diciamo panoramiche; triangoli con rientri controvento che hanno messo a dura prova i concorrenti. Insomma ci si è confrontati su tutti i terreni, e quindi i vincitori hanno potuto dimostrare la loro completezza in ogni condizione e tipologia di gara.
I nostri sinceri complimenti vanno al “bocia” spagnolo, il ventitreenne Francisco Reina Lagos, che ha condotto una gara perfetta, dalla prima prova sempre nei primi a meta, mai attendista, sempre davanti ma senza rischiare, da veterano delle competizioni.
Keiko Hiraki, prima nella classifica femminile, invece, è venuta fuori sulla distanza, si è limitata a commettere meno errori delle rivali, ed è anche questa una qualità che le ha permesso di vincere questa Superfinale.
La Francia, nella classifica per Nazioni, ha dominato questo evento dall’inizio alla fine, con 6 piloti nei primi 15, per cui un plauso meritato va ai nostri cugini ed avversari naturali.

Per quanto riguarda la squadra italiana, siamo sempre stati competitivi, combattendo con la Francia fino alla fine. Qualche errore di troppo in alcune task non ci ha permesso di impensierirli più di tanto ma siamo comunque le uniche due squadre che si sono contese l’evento. Direi quindi che abbiamo ben figurato, giustamente l’Italia deve sempre puntare alla vittoria ma questo secondo posto strameritato ce lo siamo comunque guadagnato davanti alla Svizzera, al Giappone ed alla Spagna che hanno volato molto bene.
Un po’ di rammarico per Joachim, che ha volato in maniera perfetta fino all'ultima prova, dove la sua unica sbavatura dell'evento gli è costata il primato che sembrava ormai consolidato. Questo nulla toglie a quanto ha dimostrato durante tutta la competizione, un secondo posto in Superfinale di Coppa del Mondo rimane un risultato eccezionale, ma purtroppo invece che diventare la quinta Leggenda italiana raggiunge Scialla nella lista dei quasi Campioni.
Un grande Peter in dodicesima posizione, Christian, Maurizio, Luca e Scialla nei 30. Per il Dalla e Paolines, alla loro prima partecipazione in Superfinale, tanta esperienza e qualche soddisfazione personale con ottimi piazzamenti nelle singole prove.
Nicole è stata sfortunata, pur essendo riuscita a volare sempre nel gruppo dei primi, a differenza della sue concorrenti, ha pagato la minore continuità, e gli scarti non sono bastati a colmare i 100 punti che la separano da Keiko. Sappiamo che il terzo posto finale non la appaga e che è delusa dalla propria prestazione, ma questa è la mentalità dei più forti che la porterà a fare meglio in futuro.

Non voglio parlare qui del discorso vele, ricorsi, eccetera: è una pagina veramente triste e stonata di questo evento, qualunque sia il responso ufficiale, che ha rischiato e rischia tuttora di rovinare un evento altrimenti perfetto.

Un pensiero finale va alla popolazione e ai nostri amici di Baixo Guandu, che lentamente stanno cercando di tornare alla normalità, e a Petra, a cui auguriamo una pronta guarigione dopo l'incidente occorso atterrando durante l'ultima prova.

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